Alberto Pesavento / Peter Friedl
Il workshop di primavera 2010 vede in qualità di master, in seguito ad una sparizione, due personalità del mondo dell’arte con competenze diverse ma egualmente interessanti: Alberto Pesavento (Friuli 1982), ricercatore indipendente, che si è occupato principalmente del rapporto tra linguaggio, discorso politico, concezioni e trasformazioni del territorio e Peter Friedl (Oberneukirchen 1960), artista austriaco, conosciuto per la poliedricità della sua ricerca e sicuramente tra le personalità più singolari e sofisticate della sua generazione.
Alberto Pesavento
Dal 2004 contribuisco alle attività di Isola Art Center e di Out nel quartiere Isola di Milano. Negli anni 2008-2009 ho tenuto una serie di lezioni per il Biennio di Arti visive e Studi Curatoriali della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (Naba).
Come ricercatore indipendente, mi sono occupato principalmente del rapporto tra linguaggio, discorso politico, concezioni e trasformazioni del territorio.
Nell'insegnamento rivolto alla formazione artistica, il mio punto di partenza è sempre stato una riconsiderazione della formula "arti visive", da me tradotta come «tecniche del rendere visibile».
Il corso tenuto presso la Fondazione è stato dedicato al rapporto tra regole e istituzioni. La "residenza per artisti" e la figura dell'artista contemporaneo (la cui vita sociale assume spesso la forma di una "comunità autosufficiente") sono state poste in relazione ad altri modelli "ambientali" di una precisa forma di vita, in particolare a quelle del monaco benedettino durante il medioevo, del carcerato nelle prigioni italiane nel trentennio1960-80, e dei diversi individui oggi dediti a pratiche di life-logging ("registrazione della vita").
Peter Friedl
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(Oberneukirchen, 1960) segue una personalissima grammatica creativa che indaga le condizioni e i generi della rappresentazione. Interessato alla loro dimensione politica e discorsiva, utilizza le più svariate tecniche – disegno, foto, video, installazione, testo -, per svelare le strategie del fare arte in una progressiva e radicale critica delle forme. Il suo lavoro mette in evidenza i punti di contatto fra coscienza estetica e politica nell’ambito delle loro narrazioni e mitologie corrispondenti. Artista apolide e viaggiatore per vocazione, opera al confine tra antropologia e storiografia, interessato alla storia sociale e biografica, al dislocamento costante, sempre alla ricerca di documentare e decolonizzare l’immaginario. Le sue opere diventano così dei veri e propri paradossi, in bilico tra visibilità e discorso. Spesso sono palcoscenici o microscopiche rappresentazioni di atti mancati. Si presentano come modelli estetici creati per disarmare le varie configurazioni di potere.
Nel curriculum di Peter Friedl si contano numerose mostre personali in musei e istituzioni pubbliche e private in tutto il mondo, accompagnate da una cospicua produzione teoretica su riviste di settore e libri. Ricordiamo l’ampia retrospettiva organizzata dal Museu d’Art Contemporanei de Barcelona (MACBA) nel 2006, mostra itinerante realizzata con Miami Art Central/Miami Art Museum e Musée d’arte contemporain di Marsiglia. Due personali recenti si sono tenute alla Kunsthalle di Basilea e all’Extra City ad Anversa. Ha partecipato a Documenta X (1997), Documenta 12 (2007), alla 48 Biennale di Venezia (1999), alla Biennale di Berlino (2004), Siviglia (2006), Gwangju (2008), Sao Paulo (2008) e Manifesta (2008).
Elaborati del workshop