Leigh Ledare
Il workshop di primavera del 2011 vede in qualità di master Leigh Ledare.
Leigh Ledare nato a Seattle nel 1976 è un fotografo che utilizza sia il mezzo fotografico che quello del video per documentare la sua relazione fortemente erotica con la madre.
Sono pochi i temi su cui grava la più completa interdizione, morale ed estetica, pur essendo espressione di un mondo in cui tutte le barriere ideologiche ed etiche sembrano essere state oltrepassate. L'erotismo tra le mura domestiche, i legami di parentela e l'amore filiale sono alcuni di questi buchi neri nelle maglie della morale comune, luoghi vuoti, proibiti addirittura all'immaginazione. Sono gli spazi tra detto e non detto, gli angoli ciechi della nostra coscienza. Leigh Ledare lavora proprio su queste parentesi oscure, e lo fa senza censure, con un candore che a tratti sfiora l'improntitudine. Detto così, ci si potrebbe aspettare una semplice operazione di arte- verità, a cui, negli anni convulsi di questo inizio millennio, ci siamo tranquillamente abituati; una delle tante prove di oltremorale a cui ci hanno allenati intere generazioni di artisti, spesso soltanto alla ricerca dello scandalo a tutti i costi, scientemente ricercato in questa piatta rincorsa dell'estremo.
I confini della storia che ci narra il giovane artista di Seattle sono presto delineati nella loro cruda semplicità: una famiglia piccolo borghese di una metropoli industriale statunitense; una villetta a schiera, anonima e decorosa; la convivenza forzata di tre generazioni sotto uno stesso tetto; una macchina fotografica ed una telecamera come unici testimoni. Ma non appena le pareti si fanno trasparenti, portando alla luce la realtà quotidiana, paradiso e inferno si spalancano in tutta la loro complessità, si confondono, ci confondono.
Da soggetto, da artista, Leigh diventa puro specchio, producendosi in una vertiginosa analisi degli affetti e dei desideri, senza nulla celare, senza abbellire alcunché.
Protagonista di tutti gli scatti e dei video-confessione correlati è Tina Peterson, la mamma di Leigh, ex reginetta di bellezza alla soglia della mezza età, donna di grande carisma e di altrettanto grandi contraddizioni: un angelo e un mostro. Lei, che ha fortissimamente voluto queste fotografie, rivendicando nell'esporre il proprio corpo il ruolo di autore, di artista.
La dimensione sacrificale in cui si articola la sua storia di donna e di madre esorcizza ogni voyeurismo: offrendosi all'obbiettivo impietoso del figlio, ricostruisce la solidità dei legami, dando voce ad un'unità più alta, superiore alle stesse convenzioni che fondano le relazioni filiali.
Elaborati del workshop