Richard Strauss, dietro la maschera
Gli ultimi anni
Torino, EDT, 2015
Ampia rilettura della biografia e del lascito musicale dell’ultimo Strauss che mette in luce quanto la sua estrema produzione destinata al teatro, solitamente ritenuta estranea ai tragici accadimenti storici contemporanei ed esempio di reticenza personale, nasconda in realtà una cifrata e profonda visione del mondo, dell’arte e della storia.
Frutto di un lavoro condotto anche all’interno dell’archivio di Villa Strauss a Garmisch – l’ultima residenza del compositore – su documenti originali e inediti, come pure nell’archivio dei Wiener Philharmoniker a Vienna, lo studio di Satragni mette finalmente dei punti fermi su alcuni degli aspetti più discussi della biografia e del pensiero musicale di Strauss, uno fra tutti il controverso rapporto con il nazismo. Quello che infine emerge con chiarezza è un profondo ritratto dell’“uomo Strauss” nella sua complessità di artista moderno e di protagonista in un secolo artisticamente ricchissimo quanto tragico e violento.
Giangiorgio Satragni (Torino, 1970) è critico musicale del quotidiano “la Stampa”, corrispondente del mensile “Amadeus”, condirettore de “Gli spazi della musica”, rivista online di musicologia e comparatistica dell’Università di Torino. Ha insegnato Storia della musica al Conservatorio di Firenze e al Politecnico di Torino. Studioso della musica austro-tedesca dell’Ottocento e del Novecento, ha allestito al Richard-Strauss-Institut di Garmish-Partenkirchen la mostra Richard Strauss und Italien (2003). E’ autore della monografia La modernità in musica. Dodici variazioni sul tema (2014), curatore della silloge Fulvio Vernizzi. Testimonianze sulla vita e sulla musica (2009), traduttore di documenti d’epoca nel volume I Mozart in Italia (2006) e di alcuni saggi nella raccolta Gustav Mahler. Il mio tempo verrà (2010).
A wide-ranging reinterpretation of the biography and the musical production of Richard Strauss’s later years, highlighting how his vast production for the theatre – generally considered oblivious to the tragic historical events of the time and an example of personal reticence – actually conceals a deeply coded vision of the world, of art and of history.