Compositori In Erba 2016/2019
Prosegue il progetto di formazione musicale Compositori in Erba dedicato alle scuole primarie del territorio.
Il progetto intende incoraggiare nei giovani la creatività e la composizione musicale, esplorando il mondo dei suoni attraverso l’ascolto, l’improvvisazione, l’organizzazione di brevi brani musicali, l’uso di strumenti musicali tradizionali e la creazione di strumenti musicali originali.
Gli obiettivi disciplinari sono: sviluppare la capacità di ascolto musicale e in particolare riconoscere suoni ad altezza determinata e indeterminata, note e intervalli musicali; apprendere le nozioni basilari riguardo a ritmo, melodia, armonia e timbro; sperimentare con i suoni e con gli strumenti; giocare con la composizione.
Il corso si svolge presso la scuola durante tutto l’anno scolastico, con lezioni di un’ora per classe ogni settimana e concerto finale con i genitori nella sede della Fondazione. Il corso è tenuto da un esperto incaricato dalla Fondazione, che durante le lezioni è supportato dall’insegnante scolastico. Il metodo utilizzato integra varie teorie ed esperienze, facendo riferimento in particolare ai metodi pedagogici di Carl Orff, Rudolf Steiner, François Delalande e Boris Porena. È previsto l’uso di vari strumenti musicali forniti dalla Fondazione: flauti a becco, violini, chitarre, xilofoni e vari strumenti a percussione.
Dal terzo anno di laboratorio, con le classi quinte, è stata istituita una collaborazione con l’Eutopia Ensemble per dare ai ragazzi l’occasione di lavorare all’esecuzione delle loro composizioni con musicisti professionisti. Si è ora concluso il primo ciclo triennale del progetto presso l‘Istituto Comprensivo di Villanova D’Asti (AT) e il programma del concerto delle classi quinte eseguito da Corinna Canzian (violino), Edoardo Lega (clarinetto) e Federico Bagnasco (contrabbasso) viene ora riproposto nell’ambito della stagione dell’Eutopia Ensemble.
Sono già stati avviati anche i prossimi cicli triennali, con l’intenzione di continuare a coltivare compositori in erba.
Insegnante per l’a.s. 2016/2017 – 2017/2018 – 2018/2019 :
- Maestro Matteo Manzitti
Considerazioni sui primi 4 anni del progetto Compositori in Erba:
“Quando si parla di educazione musicale ci si trova davanti ad una incredibile varietà di approcci metodologici. Gli studi scientifici oramai acclarati sull’efficacia e la validità della pratica musicale per la crescita dell’individuo hanno d’altronde spinto la comunità degli educatori a servirsi sempre di più della musica, non solo come materia da approfondire attraverso l’alfabetizzazione, ma anche come privilegiato mezzo d’educazione alla socialità. La pratica scolastica tradizionalmente, sia essa vocale o strumentale, richiede un apprendistato, un’alfabetizzazione, la cui funzione è la conoscenza di un codice notazionale che l’uomo occidentale ha raffinato a partire dal medioevo e che da qualche secolo a questa parte rappresenta il sistema simbolico di riferimento per la lettura della musica. Una grande parte dell’educazione musicale tradizionale si basa sull’acquisizione di questo codice al fine di saper suonare e/o cantare.
La “codificazione” è stata anche, nella storia, un vettore per la trasformazione della musica in un elemento estetico e culturale autonomo, insomma in una forma del “sapere” umano. Creare la musica richiede oggi quindi un’infinita formazione, essendo lo sforzo intellettuale più denso, decisamente più impegnativo rispetto a quello della lettura o dell’esecuzione. Eppure i bambini (non tutti, ma molti) mentre imparano a leggere la musica e a suonarla, talvolta la scrivono. Lo fanno segretamente, consapevoli che quel loro desiderio corrisponde ad un’attività spesso ritenuta dagli adulti inadatta, quantomeno prematura. Gli adulti poi rinforzano questa convinzione dall’osservazione di tante informazioni: in fondo, bambini e ragazzi di età diverse quando si trovano davanti a un pianoforte inseguono quasi sempre le note di una melodia di successo, mostrando in questo una certa aridità inventiva, o comunque una mancanza d’immaginazione musicale autonoma e originale.
Qui interviene una questione di fondo, cioè se si ritenga lo studente (di musica o di qualsiasi altra cosa) solamente un prodotto dell’ambiente o se egli stesso, chiunque egli sia, arrivi già “provvisto” di un contenuto a lui immanente, assolutamente irriducibile, un contenuto originale, unico, preesistente a qualsiasi processo educativo e che proprio attraverso un certo tipo d’educazione abbia la possibilità di essere espresso.
“Compositori in Erba” è un progetto educativo-musicale che crede in questa seconda immagine.Il progetto, commissionato e finanziato interamente dalla Fondazione Spinola Banna per l’arte, si svolge da quattro anni nella Scuola Elementare “De Amicis” di Villanova D’Asti.
La composizione musicale, spesso vista come la punta, il grado più alto della specializzazione musicale, diventa in questo laboratorio triennale per le scuole elementari una materia di base. Una materia, quella del suono organizzato, che viene esplorata dai bambini senza preclusioni. La prima preclusione annullata è quella che contrappone il suono al rumore, ascrivendo solo al primo la dignità d’esser considerato un elemento musicale. Nel laboratorio si esplorano invece molti differenti “rumori”, creando un’empatia generale nei confronti dell’elemento sonoro. Si lavora contemporaneamente anche con le note, imparando a combinarne in un numero via via crescente, lavorando sulle possibili combinazioni e sui principi compositivi che possono presiedere a queste forme d’organizzazione degli elementi, esercitando quindi il pensiero non solo musicale, ma quello logico in senso lato.
Già negli anni 70 Boris Porena esplorò le infinite possibilità della “composizione di base”, attraverso l’istituzione del centro di Ricerca Metaculturale Musica in Sabina, dove tutti i bambini dai sei/sette anni in su di un piccolo paese (Cantalupo) vennero coinvolti in un percorso d’educazione musicale attraverso la scrittura e l’ideazione di nuovi brani da loro scritti. Nelle scuole elementari d’altronde si accede sempre a quello che Delalande chiama “il Gioco di Regole”, una fase della crescita dove ci si può staccare dai continui riferimenti simbolici e narrativi per fare esperienza delle cose del mondo e si può concepire anche una serie di regole astratte ed oggettive nell’attribuzione di ruoli e funzioni. Eppure il mondo simbolico, la voglia di raccontare una storia o di accostarsi ad un’immagine rimane molto forte nella creazione musicale dei bambini dagli 8 agli 11 anni, ma questo è un bene, collega il suono al mondo ed è anche una forma di protezione mentre ci si addentra sempre di più dentro il linguaggio musicale, ancora spesso sconosciuto e inquietante nelle sue infinite possibilità.
Un’ altra caratteristica metodologica del laboratorio consiste nel dare grande importanza all’istinto e all’intuito dei bambini, non conferendogli un’aura di fideistica accettazione, ma, collegandoci a quanto detto sopra, credendo che vi sia in loro un “pensiero intuitivo” di reale capacità creativa, un pensiero che quindi non replica e non imita soltanto ma è capace di creare immagini musicali autonome e interessanti, spesso nascoste dietro terribili calligrafie o notazioni confuse e contradditorie. La fiducia in quel pensiero consiste proprio nell’atto di non correggere subito l’incertezza e la mancanza di cura di quel segno scritto, ma di interrogarlo, di capire la sua attinenza con il mondo interiore dello studente che attraverso quel segno bussa alle nostre porte.
“Compositori in Erba” termina il suo arco progettuale, in quinta elementare, con la possibilità di scrivere per musicisti professionisti. Si diventa insomma davvero dei compositori: ci si deve preoccupare della “tenuta” della propria idea e della sua scrittura, ma non si ha più sulle spalle il peso dell’esecuzione del lavoro. Musicisti professionisti vengono a scuola, presentano i loro strumenti ai bambini, li suonano, mostrano anche tutte le “tecniche estese” che spesso affascinano i bambini ancora di più di quelle ordinarie, e poi li lasciano lavorare. Qualche settimana dopo ci si rivede, e si leggono stralci, bozze, frammenti nel frattempo ideati, si ascolta il risultato, ci si confronta con tutti e si lavora poi per migliorare. Alla fine saranno pronti tanti piccoli brani musicali, brani ideati e pensati in tutto il loro arco temporale, composti e scritti quindi non con casualità ma secondo regole e vincoli auto imposti e secondo una particolare “drammaturgia”. Ciò che l’ascolto comune insegna è proprio l’importanza della dialettica ripetizione-variazione nella costruzione dell’architettura complessiva: solo ascoltando ci si rende conto di quando qualche elemento è maturo per essere trasformato/variato o quando viceversa si sta eccessivamente ripetendo.
Ascoltare il proprio pensiero musicale è anche guardarsi allo specchio, riconoscere le proprie debolezze e i propri punti di forza, la propria mancanza di concentrazione e pazienza, o la propria mancanza di senso del rischio e avventura…Le composizioni di questi bambini di quinta elementare sono spesso sorprendenti e l’Ensemble Eutopia, Ensemble di musica contemporanea che si è proposto come “Ensemble in residence” del progetto, le ha eseguite in diversi contesti (Festival Le Strade del Suono di Genova, Museo Ettore Fico di Torino, Palazzo dei Congressi di Aosta).
“Compositori in Erba” regala qualcosa ai bambini che intraprendono questo viaggio: emozioni che sono quasi sempre state esclusive, emozioni ad appannaggio di una sola categoria altamente professionalizzata. Vedere il proprio pezzo di carta prendere vita e diventare suono è una di queste emozioni, la può provare nella sua forza solo chi attraversa quest’esperienza almeno una volta nella vita.
“Compositori in Erba” è anche una piccola grande rivoluzione politica, un modo di aggredire il problema dell’educazione culturale alla radice, di rovesciare fin da subito un muro che separa l’alta cultura dalla base sociale.
Per me, che lo conduco da quattro anni, è soprattutto una grande possibilità di incontro e di continuo stupore per le infinite meraviglie che la mente umana può mostrarci, soprattutto quella dei bambini.”
Matteo Manzitti